I soggetti delle opere dell’artista svizzera, in particolare l’acqua e l’albero (della vita), richiamano una sorta di architettura celeste densa di risonanze cosmico – alchemiche. Scrive la curatrice Viana Conti: “È infatti la qualità simbolica e archetipica degli elementi scelti dall’artista che conferisce quello spessore mentale, visuale, lirico-narrativo, associativo-immaginale, contemplativo, che fonda la poetica di Stefania Beretta. In una sequenza di fermi-immagine figurali, si condensano flash di presente e passato, in cui affiorano eventi attuali o remoti, elaborati consciamente o rimossi”. È così che progressivamente prende forma, di opera in opera, la trama di un film il cui esito finale è la vita di un’artista sul sentiero.